Pagine

lunedì 4 marzo 2013

PROLUSIONE CAAD

it caad 2013 (since 1985)  accelerazione (prolusione)                                                                                     prof. Antonino Saggio                                                                                                                                           collaboratori: arch. Rosetta Angelini  /  arch. Gaetano De Francesco







E' dato per assunto che: ormai pensiamo di trovarci nella fase della rivoluzione informatica e, quindi (da circa 10 anni) l'elemento di grande accelerazione dell'intera società ed in particolar modo dell'architettura, risieda in un forte rapporto con l'informatica e quindi con il trattamento automatico delle informazioni. Si lavora in un campo semi- progettuale e quindi in un ambito in cui "l'informatica si rivela elemento chiave". Come in passato, la civiltà industriale (appartenente al funzionalismo e alla macchina) è stata l'elemento catalizzante per la generazione del pensiero appartenente al movimento moderno, così l'informatica è a sua volta l'elemento catalizzante nella maniera di pensare in campo architettonico nella civiltà dell'informazione (quella attuale). L'architettura entra in rapporto con le crisi del mondo, le quali si trasformano progressivamente in risorse ed opportunità che generano la nascita di nuovi paradigmi. Il corso è dinamico e teorico - progettuale, perchè mette insieme alcune riflessioni e conoscenze che appartengono al mondo della cultura e dell'architettura attraverso una serie di passaggi che riguardano il mondo dell'informatica. Questo pendolarismo, crea la tematica essenziale del corso CAAD (computer aided architectural design) e dello sviluppo processuale che è alla base della progettazione e la ricerca architettonica contemporanea.

___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________


Ambiti


1. L'impatto dell'informatica nella città e nella ricerca architettonica contemporanea, Il World Wide Web.
2. Il mondo dei pixel materialità e immaterialità, hardware e schermi, la digitalizzazione delle immagini, il  mondo raster.
3. La stratificazione e le sovrapposizioni, il mondo dei vettori, geometrie e layer, scripting.
4. Masse collisioni traiettorie, la creazione della tridimensionalità, estrusioni, rotazioni, operazioni booleane.
5. Progetti strategici, data driven, l'organizzazione delle informazioni, il data-base.
6. I progetti della modificazione, interconnessioni dinamiche, strutture gerarchiche emodelli intelligenti.
7. Nuove frontiere di ricerca, morphing, modificatori, polisuperfici, attrattori.

La rivoluzione informatica non rappresenta una soluzione a tutti i nostri problemi. Essa è una crisi! Muovendoci nell'ambito della ricerca e del pensiero architettonico, l'avvento di un determinato avanzamento tecnologico, non è un progresso inteso come ingegneristico (tucur una soluzione), ma è esattamente il contrario: un problema che ci si deve porre. Questo nodo spiazzante, lo si comincia a capire se si riflette su che cosa rappresenta nel campo dell'evoluzione del pensiero artistico e architettonico, l'avvento della tecnologia. L'esempio più lampante, immediato e semplice da comprendere consiste in che cosa ha rappresentato l'arrivo della fotografia nell'ambito dello sviluppo dell'arte e del pensiero dell'800. Se si riflette sulla fotografi a come maniera per fare la stessa pittura di prima, evidentemente si scopre che essa  ha un atteggiamento di tipo strumentale (inteso come banalizzante). La fotografia contribuisce (con il suo arrivo) a fare dei ritratti ancora più realistici di quelli che venivano fatti in precedenza. La fase storica della fotografia ha rappresentato una crisi di portata epica che, in qualche modo ha rimesso in circolo tutto il pensiero estetico e artistico. L'arrivo della possibilità di riprodurre meccanicamente quel mondo che prima veniva riprodotto manualmente, determina un improvviso svanimento delle tendenze che fino ad allora si erano propagate e trasmesse in questi campi. Di qui, rappresentare il nuovo mondo diventa una sfida, una difficoltà, una ricerca onerosa da tanti punti di vista: emotivi, economici, fisici, etc. E' difficile non pensare che tutta la vicenda della nascita dell'arte moderna (a cominciare dall'impressionismo, per poi svilupparsi nei successivi movimenti fino all'astrattismo e al cubismo e quindi al futurismo), non sia implicitamente una serie di rimbalzi e di trasformazioni atte ad affrontare la grande crisi che la presenza della fotografia (intesa come progresso tecnologico) ha generato. Quasi improvvisamente, la pittura diventa un fare basato sulla cattura dell'attimo atmosferico (mai in passato si era interessata riguardo tale preconcetto) e sviluppa costitutivamente degli echi  nei confronti di teorie tipiche proprio della fotografia e del realismo che la caratterizza.
Basti pensare alla pittura di Edgar Degas e le sue persone mezze tagliate o viste casualmente (i tagli della visione apparentemente scombussolata e quasi priva di senso). La maggior parte delle opere di Degas possono essere attribuite al grande movimento dell'Impressionismo, nato in Francia verso la fine del diciannovesimo secolo in reazione alla pittura accademica dell'epoca. Questi frammenti determinano una costruzione estetica che è fotografica e antifotografica allo stesso tempo, e che durante la sua interpretazione tende a divenire altro, ma mai linearmente. Infatti questo processo è caratterizzato da una serie di rimbalzi (anche a ritroso). Questi rimbalzi portano ad un epilogo importante: la soluzione che non era mai stata prospettata. Ecco la difficoltà del processo. Una delle bellissime definizioni per intuire questo strano ragionamento, ce la fornisce Piet Hein (matematico, inventore, scrittore, poeta e scienziato danese) con la scrittura di una serie di aforismi. Egli scrive:"L’arte è la soluzione di un problema che non può essere espresso in modo esplicito. Finché non è risolto". E' una definizione molto potente perché, la soluzione da cercare in vista di una crisi, non è data in partenza, ma (in partenza) non la conosciamo affatto perché si rivela solo alla fine di un processo. Ad esempio, quando vi è l'arrivo della pittura impressionista (legata alla concretizzazione della foto), si riscontra una delle molteplici soluzioni temporanee, relative alla crisi in oggetto dell'epoca, infatti il problema della realisticità della fotografia, viene risolto ribaltando i termini della questione: l'arte diventa una reminescenza dell'attimo, diventa frammentaria, antiprospettica. Questo è alla base di una riflessione sistemica che appartiene al pensiero artistico ed estetico (da cui noi ci sentiamo coinvolti dal punto di vista dell'information tecnology), rispetto al mondo dell'ingegneria, nel quale vengono affrontate tematiche più legate alla tecnologia e alle esigenze relative a problematiche poste a priori, quindi contemplate all'inizio di un processo critico: un guado, un ponte, un grattacielo, una diga, etc. Dunque per noi l'avanzamento tecnologico rappresenta una crisi e, ciò vuol dire che si attivano dei processi critici di identificazione della complessità articolata della tematica.

___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________


Modernità


Il problema della crisi (al centro del ragionamento che muove verso il mondo della tecnologia) è un nodo problematico e, per capire meglio questa idea, dobbiamo meditare sul termine modernità e sul metodo con cui lavorare in tale ambito apparentemente indefinito, ma fondamentale. Tale termine, non a caso emerge nel titolo del libro "Architettura e modernità" del prof.  Antonino Saggio; emerge infatti che la forte motivazione che si paventa nel concept di questo volume è legata al pensiero di Bruno Zevi, il quale (accennando un breve aneddoto Saggio) chiese esplicitamente: " Ma insomma, Saggio,  che cosa è questa modernità?" La risposta fu:  "Si, certo, so benissimo che non è una questione temporale (intesa come cronologica)". Anche l'interpretazione Zeviana non utilizza la parola "moderno" in un ambito cronologico, di contro, come accade nei  manuali o enciclopedie, che lo identificano puramente in un settore temporale e lo contraddistinguono chiaramente versus un' epoca antica. Alcuni di questi manuali, contraddistinguono dogmaticamente  l'Epoca Moderna, a partire dalla scoperta dell'America, data oltre la quale troviamo a ritroso il mondo antico e ancora più precedentemente quello medievale.
 Date ed interpretazioni (ETA' MODERNA) - wikipedia
Le precise date d'inizio e fine dell'epoca moderna variano a secondo diverse interpretazioni storiografiche. Alcune date comunemente utilizzate per indicare l'inizio dell'eta moderna sono:

- 1453, che coincide con la caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi e la fine dell'Impero bizantino, nonché la fine della Guerra dei cent'anni tra Inghilterra e Francia.

- 1492, anno della caduta del Regno di Granada (ultimo baluardo musulmano in Spagna) e della conseguente unificazione delle corone spagnole, nonché della scoperta delle Americhe di C. Colombo. 

- 1517, anno d'inizio della diffusione della Riforma protestante.
La conclusione dell'età moderna viene convenzionalmente fissata con la conclusione del Congresso di Vienna (1815), che seguì alla sconfitta di Napoleone e che definì il riassetto geopolitico europeo. Interpretazioni diverse indicano come termine dell'età moderna lo scoppio della Rivoluzione francese (1789) o della prima rivoluzione industriale in Inghilterra (ultimi tre decenni del Settecento). Un'altra data di cesura importante tra età moderna e contemporanea può esser considerata quella del 1848: in questo anno si verificarono importanti quanto fallimentari tentativi di rivoluzione politica, sfociati con la promulgazione di varie Carte Costituzionali, futuro preludio al costituirsi, nella maggior parte dell'Europa, di regimi liberali.

L'altro modo di cui si parla nel libro così tanto di intendere la parola "moderno" è frutto di un'aggettivazione di tipo positivo e si contrappone al suo aspetto opposto, che è negativo (antico o passato od obsoleto). Il mondo moderno è connotato positivamente, ed esprime un contenuto che è frutto dell'innovazione e del progresso in contrapposizione al vecchio. Si scopre che il mondo moderno rasenta una serie di caratteri che sono direttamente legati alla Rivoluzione Industriale: dinamicità, meccanica, frammentarietà, antiprospetticità, etc. Zevi rispose:" La modernità è quella cosa che fa della crisi in valore". In poche parole voleva significare che questa trasformazione contiene enzimi che conducono verso una estetica di rottura e di cambiamento. Questa accezione non è cronologica ed allo stesso tempo precostituisce un atteggiamento propulsivo che può essere applicato tanto al Paleolitico, quanto all'Epoca Contemporanea.

             Significato (MODERNITA') - wikipedia
Il termine modernità (modernité), utilizzato per la prima volta dal poeta decadente francese Charles Baudelaire, designava, per Baudelaire, la sfuggevole ed effimera esperienza della vita condotta all'interno della metropoli e della città, e anche la responsabilità che l'arte ha di catturare quell'esperienza e di esprimerla nelle forme più disparate, suggestive ed originali.
Con modernità oggigiorno si intende il periodo solitamente indicato dal pensiero sociologico come la crescita di centralità da parte dello stato-nazione (come mette in evidenza Anthony Giddens) e dall'affermarsi della razionalità in molti degli ambiti di vita sociale (si pensi, ad esempio, alla burocrazia di Max Weber). Da quest'ultima, consegue un importante incremento nell'innovazione tecnologica. Si può associare l'inizio della modernità con la seconda rivoluzione industriale e la nascita del positivismo, propositore per l'appunto dei suoi valori materialisti e prettamente scientifici.
A cascata il mutamento sociale si fa più rapido e vede le sue origini in contesti spazio-temporali lontani dagli individui. Ne consegue una situazione di disagio e disorientamento per l'individuo, che perde i punti di riferimento ai quali è storicamente abituato. Alcuni autori sostengono che ciò generi un'epoca successiva alla modernità, definita dal dibattito sociologico in molti modi, tra cui "postmodernità". La sua caratteristica principale è il venir meno dell'idea di progresso che aveva accompagnato la modernità e il disvelarsi dei rischi connessi a questa: si pensi, in tal senso alle implicazioni del fenomeno sociale della globalizzazione, sia sul piano sociale che ambientale.


La modernità è un atteggiamento e dunque una tensione ad affrontare le crisi del mondo e, indubbiamente, a spingere quasi inesorabilmente verso una estetica di rottura e di cambiamento. Il film che materializza al volo questo concetto è "Il Gattopardo" di Luchino Visconti (del 1963) - tratto dall'omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, vincitore della Palma d'oro come miglior film al 16º Festival di Cannes. Questo film è emblematico in quanto, in una situazione di crisi, riesce bene a rappresentare cinematograficamente questa vasta problematica. Nel film arriva quindi una grande crisi (all'inizio), in cui Garibaldi è sbarcato in Sicilia (Marsala) e, una famiglia aristocratica si trova riunita a recitare il rosario nella loro cappella della casa gentilizia del principi Don Fabrizio Salina, in occasione della messa domenicale. Nello stesso contesto, vi è un insieme di contadini che lavorano mormorando, come per annunciare la grave crisi del mondo feudale. E' molto vivida l'immagine di una classe sociale e culturale che rispetto alla grossa novità - ovviamente nella stragrande maggioranza - si chiude in se stessa e cerca di arroccarsi nel suo mondo e soprattutto, cerca di fare l'architettura di prima come se l'arrivo del computer (oggi) servisse a fare le stesse identiche cose di prima. In realtà, l'arrivo dell'informatica, anche nel settore della progettazione, costituisce una enorme crisi che può cambiare e trasformarsi in un nuovo valore e una nuova estetica. Nel film avviene un fatto interessante, legato alla presenza del giovane nipote del grande principe: Tancredi. Egli è l'immagine di una risposta opposta delle sorelle (che hanno paura) e dei cognati (chiusi in se stessi) e arroccati nella difesa del mondo aristocratico. E' quindi un personaggio che vuole cavalcare (anche spregiudicatamente) questo momento di crisi che sfocia col plebiscito e quindi con l'unificazione e l'annessione della Sicilia al Regno Italico. E' cruciale la scena in cui Tancredi mostra una maniera di porsi e di essere (fisicamente e quindi anche esteticamente), di muoversi in maniera diversa, va ad una alta velocità, parla diversamente, etc.

Altro film manifesto di questo pensiero che stravolge come un'ondata vera e propria i vecchi paradigmi, è "The Artist" (suggerito dall'architetto R. Angelini) : un film muto in bianco e nero del 2011, scritto e diretto da Michel Hazanavicius e interpretato da Jean Dujardin e Bérénice Bejo. Anche questo è un film interessante da un certo punto di vista che ci riguarda, perché tutto il film gioca su questo enorme problema della crisi e sulla difficoltà apportata, quasi drammaticamente per il protagonista (grande divo del cinema muto), dal cambio tecnologico. Il soggetto che testimonia questo salto è l'avvento del sonoro nell'ambito cimematografico, che prende il sopravvento sui precedenti film muti. Ecco la crisi di George Valentin! Questo scatena una profonda crisi del protagonista, il quale rischia la vita in un incendio e tenta anche il suicidio. L'epilogo sfocia nella catarsi di una nuova estetica, grazie al contributoo della giovane attrice Peppy Miller. La donna, che è da sempre stata innamorata del celebre attore il quale suo malgrado ha rifiutato di partecipare a film muti, riesce a far lavorare di nuovo George assieme a lei, con il suo vecchio produttore, stavolta con la produzione di un nuovo genere: il musical. Morale: se si intuisce che esiste una crisi, si genera consecutivamente un salto e si apre un nuovo mondo.
Come ultimo esempio lampante, viene citata a lezione la storia della mitica Vespa: uno dei prodotti italiani più noti nel mondo, nonché elemento di fondamentale rilancio dell'economia del dopoguerra, in quanto volano di una serie di cambiamenti radicali della società. Essa è legata ad un fatto drammatico: l'impresa costruttrice (Piaggio) operava inizialmente nella produzione di motori nel settore tramviario, in maniera molto solida; talvolta nel settore aeronautico. Con la distruzione delle fabbriche della Piaggio, durante i bombardamenti aerei della seconda Guerra Mondiale, si sprofonda in un grosso buco nero, ossia in una drammatica vicenda di perdita e distruzione di aziende ed ideali ormai consolidati. In realtà, alcune categorie di Vespa esistevano precedentemente già negli anni trenta, ma erano indirizzate verso un trend di elite, come l'ambito del golf e non avevano mai riscosso alcun tipo di successo. L'ingegnere che ricevette l'incarico dalla Piaggio: Corradino D'Ascanio, assieme al manager piaggio, cominciano a ricostruire la nuova fabbrica su questa vera e propria idea a due ruote. Fu una scommessa che si è mossa su piu piani, che sfornò il più importante miracolo italiano: un motore tecnologicamente differente (a due tempi, compatto e carenato). Poi, viene tutto ciò che gira intorno alla sua produzione nuovamente programmata e spazialmente innovativa.

___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________


La scansione dello spazio attraverso una macchina speciale


La presenza della camera oscura (per la fotografia) e degli strumenti ottici che Caravaggio utilizza, non sono soluzione o scorciatoia, ma elementi di crisi, determinanti di una nuova estetica rivoluzionaria. Il frutto di una serie di virate non lineari (ma reali e soprattutto dal basso verso l'alto), rispetto alla presenza delle tecniche proiettive ed ottiche, che ci fanno vedere il mondo attraverso il telaio prospettico. La realtà non è più la stessa e siamo chiamati a darle un insieme di valori nuovi.



Se Brunelleschi è l’inventore intuitivo ed empirico, Leon Battista Alberti è
colui che ha lasciato il primo fondamentaletrattato scritto sulla prospettiva:
 il suo De Pictura pubblicato in latino nel1435 per i letterati fu ripubblicato
l’annosuccessivo, in lingua volgare, per gli artisti!

“Ci vuole regola per imitare il vero” 
(sua famosa e tanto richiamata citazione).
In una piccola enclave, un manipolo di non più di dieci persone, scopre un modo di relazionare in maniera biunivoca, sia il mondo che la sua rappresentazione planare. Scopre delle regole riapplicabili e provabili all'interno dei loro assunti, per portare la profondità dello spazio alla superficie e viceversa dalla superficie, ricalcolare la profondità dello spazio. Questa si chiama prospettiva e tale invenzione avviene a Firenze nei primi decenni del quattrocento. Essa determina (esattamente come la fotografia e il cannocchiale) che noi prioritariamente, non possiamo più vedere il mondo come in passato, perché il nostro modo di guardare è influenzato profondamente dalle strumentazioni. Dunque, dopo aver scoperto nuove strade per guardare, comincio anche a costruire attraverso la categoria dello sguardo, in maniera diversa: mistica, simbolica, metaforica. La cattedrale gotica è quindi un mondo aprospettico, ma sicuramente mistico, simbolico, assembleare, perché fino al basso medioevo non esisteva alcuna teorizzazione o approfondimento sulla categoria dello sguardo. I primi a raffigurare in prospettiva, furono proprio Brunelleschi e Masaccio. Masaccio è stato infatti il primo pittore ad avere rappresentato la prospettiva con regole geometriche, innescando una serie di studi, scoperte, innovazioni nei campi più diversi. Dal si può guardare in prospettiva, creo un apparato di regole e sistemi normalizzati e riconoscibili, che servano a rendere più concretizzato possibile il mio modo di osservare in prospettiva. Anche in architettura, il termine esatto è reificare, ossia andare a riprendere gli ordini del passato classico o antico (non quello simbolico gotico più recente) e li rinormo. Per concludere, posso aggiungere che l'informatica non è uno strato di felicità tecnologica, ma strumento di crisi è sfida verso noi stessi!



Quando Galileo inventa il cannocchiale, la collettività rinuncia ai dogmi - imposti dall'alto - su come girano le stelle. Abbiamo adesso (per la prima volta) a disposizione uno strumento scientifico per traguardare dal basso verso l'alto e per osservare il mondo. Si materializzano così conoscenze empiriche e scientifiche. Il cannocchiale e l'utilizzo della luce in Caravaggio, ci fanno quindi guardare e capire il mondo in maniera nuova e rivoluzionaria, tanto quanto in un universo scientifico, che in un universo estetico- percettivo. Quindi, se anche oggi la modernità è una risposta alla crisi e se lo strumento (l'informatica) rappresenta una sfida che volge ad una estetica di cambiamento, bisogna provarlo anche nel campo di nostra pertinenza: l'architettura.



La prospettiva Prevedari è opera di Bramante su
 disegnodi Bernardo Prevedari. L' dista dal  quadro
 prospettico esattamente il doppio della larghezza del
 quadro stesso. Anche qui  possiamo distinguere un
elemento sintattico compositivo: ordine che inquadra
 arco, tipico del  successivo sintetismo Sangallesco.

La visione della profondità è un fenomeno ottico tale per cui gli oggetti ci
 appaiono via via più piccoli man mano che si allontanano dal nostro occhio 
e sfuggono verso l'orizzonte.
Anche per il Bramante, formatosi ad Urbino in uno dei maggiori centri dell'umanesimo (come il palazzo ducale), la figura dell'architetto è inscindibile da quella di pittore ed incisore prospettico. L'architetto detto "ruinista", che nutrì profondo interesse per le prospettive rinascimentali dell'artista Piero della Francesca e per la pittura del Mantegna, è il padre di una raffigurazione incisoria: "il Tempio in rovina", eseguita su suo disegno da Bernardo Prevedari nel 1481. Quest'opera presenta l'interno di un tempio fortemente caratterizzato dal punto di vista architettonico ed in particolar modo prospettico. L'incisione dimostra che molti temi dell'architettura Bramantesca (legati al rapporto con l'antico ed alla lezione di Leon Battista Alberti, sul corretto uso degli elementi architettonici), sono già maturi vent'anni prima delle opere romane, appartenenti alla storia dell'architettura moderna. Risulta interessante la commissione della stampa sia di un nipote, Matteo dei Fedeli: questo lascia supporre una decisione di essa quale modello per la formazione degli artisti milanesi. Il tempio rappresentato, suggerisce una struttura a pianta centrale ed ordini architettonici giganti, che qualificano lo spazio della sua tridimensionalità, secondo la concezione Albertina dell'edificio come "animal", organisno vivente. Di derivazione mantegnesca è invece la cultura antiquaria emergente da diversi dettagli decorativi e dalla stessa candela al centro, che suggerisce l'interpretazione di un repertorio iconografico appartenente ad un tempio pagano trasformato in chiesa cristiana. A questi elementi si somma la visione illusionistica della prospettiva, che non ha più solo il compito di definire lo spazio, ma anche di suggerirlo (come accadrà nel coro di S. Maria presso S. Satiro).



Lo sfondamento virtuale del coro di Santa Maria presso
 San Satiro, moderatamente  concavo ma plasticamente
 definito dall’immagine dipinta, risolve il confluire dell’architectura
 ficta in  prospectiva aedificandi.

Nella chiesa milanese (S. Maria presso San Satiro, intervento del 1842), Bramante si trova di fronte ad una crisi che viene risolta proprio attraverso la conoscenza della prospettiva, poiché non era stato possibile costruire una cavità absidale sufficientemente profonda, a causa della presenza di una strada che correva all'esterno ed impediva lo sviluppo della chiesa, chiudendo con un muro pieno dietro l'altare senza coro e senza una vera abside. Questo muro creava un effetto di discontinuità ed una brusca interruzione della continuità spaziale. Il problema viene risolto con un finto coro in stucco dipinto che tendesse a rendere continua ed uniformare l'intera fabbrica, in modo tale da fornire un supporto logico all'equilibrio della cupola centrale, che riposa in sommità e che apparentemente, avrebbe sottinteso un sistema in equilibrio precario. Infatti, secondo le normali regole costruttive, una cupola, per sussistere staticamente, ha bisogno di ampie sottostrutture (navate, transetti, cori, absidi, etc.), affinché le tensioni che essa genera, possano essere efficacemente contrastate e scaricate a terra. Allo stesso tempo, il finto coro ricompone visivamente quel senso di dilatazione spaziale, dove la cupola è il centro di tutto il sistema, che altrimenti sarebbe stato arrestato troppo bruscamente e che riequilibra intenzionalmente l'interno dell'intero spazio della chiesa. L'intervento di Bramante (in una profondità di 90 cm), riesce a creare l'immagine di un'abside monumentale profonda e coperta da una volta a botte con cassettonato. Egli, conoscendo a fondo la prospettiva, riesce a mascherare con la mancanza di spazio attraverso questo coro illusionistico raffigurato. Applicando i principi della prospettiva ad una architettura reale, sforna una soluzione ingannevole, scenografica e fortemente suggestiva. Questo non è solo un artificio, anzi il modo in cui si riequilibrano gli spazi di una chiesa a croce commissa, assimilandola ad una croce greca. La percezione visiva è di una magnifica vastità spaziale, seppure creata dalla prospettiva di una parete dipinta e modellata a stucco con un bassissimo rilievo, sull'esempio dello schiacciato donatelliano. A conferire maggiore realtà alla finzione, contribuiscono anche gli ori luminosi, il cotto e la profusione di decorazioni. Se ci troviamo nella chiesa nel giusto punto di vista, l'illusione è perfetta e l'effetto è spettacolare. La luce, che piove dall’alto della cupola del transetto, incide energicamente i rilievi plastici del cassettonato e le  ombre che produce sono mutevoli e realmente percepibili.

Nessun commento:

Posta un commento